2024.10.18 – PENZO LUISA – SPN – 0141220200012305 – referente: ME MEDESIMA

Oggetto: 2024.10.18 – PENZO LUISA – SPN – 0141220200012305 – referente: ME MEDESIMA

DENUNCIANTE/SEGNALANTE
Nome: LUISA
Cognome: PENZO
Codice Unico Personale: 7981016101001000
in qualità di: PARTE LESA

CIRCOSTANZE
data iniziale del fatto segnalato:11.10.2024
luogo iniziale del fatto segnalato:TREVISO
soggetti ritenuti responsabili:NOTI E CONOSCIUTI
Precisazione:LIPPARINI VALERIA (GIORNALISTA DEL GAZZETTINO DI TREVISO) E EVENTUALE FOTOGRAFO/A SUO/A COLLEGA

DENUNCIA/SEGNALAZIONE QUANTO SEGUE
Come autodeterminata sotto l’egida del MLNV/GVP denuncio un fatto grave e punibile anche per la legge italiana, considerando in primis che anche i giornalisti italiani in quanto tali sono stranieri nella Repubblica di Venethia, mai diventata italiana, e quindi non possono in realtà esercitare la loro professione nei Territori della Serenissima né tantomeno ledere i Cittadini Veneti con le loro azioni.
Giornale “il gazzettino”, 11 ottobre 2024, pagina II della parte che si riferisce in particolare alle faccende Trevigiane. . Viene presentato un articolo relativo ad un uomo che è stato fermato dai carabinieri. Quest’uomo frequenta una nota palestra ( cosa che non ha assolutamente attinenza con il motivo per cui l’uomo è stato fermato) il cui brand viene inopportunamente fotografato o da un fotografo addetto o dalla stessa giornalista che ha scritto l’articolo VALERIA LIPPARINI. Fin qui il problema non mi riguarda personalmente anche se ritengo, e sono in tanti a crederlo, che tale donna o chi per essa abbia creato un “danno d’immagine” all’azienda e di questo dovrà rispondere a chi di dovere. Il motivo invece per cui presento questa mia denuncia al mio Governo (GVP, Istituzione di cui deve dotarsi il Movimento di Liberazione Nazionale del Popolo Veneto (MLNV), secondo il Diritto Internazionale),e, dopo pubblicazione in Gaxeta Uficiale, al direttore del “gazzettino” PAPETTI ROBERTO (che risponde davanti anche alla legge italiana di tutto ciò che viene pubblicato sul suddetto quotidiano), è perché nella foto si leggono chiaramente le targhe di due auto parcheggiate di fronte alla palestra ed una di queste appartiene a un mio familiare. Strano che VALERIA LIPPARINI o chi per essa non sappia che, anche per legge italiana, è SEVERAMENTE VIETATO pubblicare targhe non oscurate perché viene LESA LA TUTELA del proprietario del veicolo ( che per esempio potrebbe non voler far sapere a tutti dove si trovava in un certo momento) e quindi è un ILLECITO pubblicare foto di targhe leggibili (cioè non oscurate come impone la legge italiana) su giornali o social. Nessuno ha dato il consenso a VALERIA LIPPARINI (ricordo che essa o chi per essa è in realtà solo e semplicemente una giornalista e/o fotografa e non certo una cosiddetta “autorità italiana”) di scattare o far scattare una foto del genere e quindi lei non era e non è autorizzata ad agire in tal senso (non solo chiaramente e soprattutto in territorio della Venethia ma anche in territorio italiano ( art.11 del decreto legislativo italiano 196/2023 del Testo Unico sulla privacy)). Inoltre il Garante italiano precisa che il/la FOTOGRAFO/A è tenuto/a a rendere PALESE LA PROPRIA IDENTITA’, ma sotto la foto in questione non appare alcuna firma. Ma sappiamo come sono in genere i giornalisti italiani…ne abbiamo avuto prova poco tempo fa con Battistini e Traini…pur di creare notizie sono disposti anche a VIOLARE IL loro CODICE DEONTOLOGICO cui essi devono sottostare e in cui essi devono riconoscersi per poter esercitare (a tal proposito ricordo anche a VALERIA LIPPARINI o chi per essa l’art. 2, “fondamenti deontologici” del “Testo Unico dei doveri del giornalista” che così recita:
-punto “b”: RISPETTA I DIRITTI FONDAMENTALI DELLE PERSONE E OSSERVA LE NORME DI LEGGE POSTE A LORO SALVAGUARDIA
-punto “f”: RISPETTA il prestigio e il decoro dell’Ordine e delle sue istituzioni e OSSERVA LE NORME DEL TESTO UNICO
-punto “g”: APPLICA I PRINCIPI DEONTOLOGICI nell’uso di TUTTI GLI STRUMENTI DI COMUNICAZIONE, compresi i social network
Il suddetto Codice chiarisce anche che il giornalista/fotografo deve astenersi dal focalizzare l’immagine su singole persone o dettagli personali se la diffusione di tali dati risulta non pertinente e eccedente rispetto alle finalità dell’articolo.
Mi sembra evidente che anche VALERIA LIPPARINI o chi per essa abbia violato in pieno tale Codice.
Passiamo ora alla legge italiana:
-ai sensi del GDPR all’art.4, comma 1, decreto legislativo n.196/2003 per “dato personale” s’intende qualsiasi informazione riguardante una persona fisica identificata o identificabile; si considera “identificabile” la persona fisica che può essere identificata, direttamente o indirettamente, con particolare riferimento ad un identificativo come il nome, un numero di identificazione, dati relativi all’ubicazione, un identificativo online o a uno o più elementi caratteristici della sua identità fisica, fisiologica, genetica, psichica, economica, culturale o sociale.
Perciò un dato anche di dominio pubblico ma in grado di individuare un determinato soggetto (ovvero che consenta di distinguere un individuo da qualsiasi altro proprio mediante quel dato) è a tutti gli effetti un DATO PERSONALE.
La TARGA automobilistica è un dato che consente l’IDENTIFICAZIONE DIRETTA del proprietario e tutelare il suddetto soggetto è già di per sé un motivo valido per oscurare la targa e non contribuire a diffondere i suoi dati anche se pubblici. E’ lo stesso motivo per cui Google deve oscurare le targhe dei veicoli che appaiono durante le varie ricerche.
VALERIA LIPPARINI o chi per essa sa perfettamente che dalla targa di un’auto si può risalire a tutti i suddetti riferimenti identificativi e questo, se facilmente deducibile da una pubblicazione, anche per la legge italiana è REATO. Ciò che VALERIA LIPPARINI o chi per essa ha fotografato e reso pubblico è un dato in grado di individuare un soggetto e risulta quindi a tutti gli effetti un “dato personale”. La TARGA rientra nel novero dei DATI PERSONALI (lo precisa il Garante italiano per la privacy) proprio per la sua attitudine a risalire all’intestatario del veicolo. La diffusione di dati personali configura profili di VIOLAZIONE DELLE NORME anche ITALIANE SULLA PROTEZIONE DEI DATI PERSONALI. VALERIA LIPPARINI o chi per essa dovrebbe sapere che il trattamento dei dati personali deve trovare fondamento sul CONSENSO e deve essere accompagnato da un’ INFORMATIVA che consenta all’interessato di conoscere chi, come, quando e per quali finalità tale trattamento verrà effettuato. Affinché la pubblicazione dei su citati documenti permanga all’interno dei confini di liceità è NECESSARIO provvedere, prima della pubblicazione, all’OSCURAMENTO DI OGNI DATO PERSONALE ( in tal caso trattasi della targa appunto). Appare chiaro ed inconfutabile che VALERIA LIPPARINI o chi per essa non abbia rispettato tutto ciò.
-ricordo a VALERIA LIPPARINI o chi per essa anche la sentenza n.35256/2023 in cui la Cassazione Civile ha ribadito che la targa di un autoveicolo costituisce un “dato personale”.
-ricordo ai su citati anche che la Corte di Cassazione italiana si è ulteriormente espressa al riguardo con l’Ordinanza n.4648/2024 sezione 1 in cui il Garante italiano afferma che “la targa di un autoveicolo rientra indubbiamente nella categoria dei dati personali, poiché può permettere l’identificazione diretta o indiretta dell’interessato”.
Sempre anche per legge italiana, in difetto di tali adempimenti il trattamento dei dati personali è ILLECITO e comporta il diritto di colui che è stato leso a pretendere la RIMOZIONE DELLE IMMAGINI E IL RISARCIMENTO DEL DANNO SUBITO.
Questa mia denuncia verrà da me inviata attraverso email (treviso@gazzettino.it;venezia.cronaca@gazzettino.it;politica@gazzettino.itpostalettori@gazzettino.it) all’attenzione del direttore del Gazzettino PAPETTI ROBERTO al quale CHIEDERO’ DI FORNIRMI o CONFERMARMI L’IDENTITA’ di colei/colui che ha scattato la foto (e qualora fosse persona diversa dalla VALERIA LIPPARINI ciò non assolve la suddetta dalla propria personale responsabilità visto che l’articolo è stato scritto da lei) considerando il fatto che il direttore stesso è responsabile di ciò che i suoi dipendenti pubblicano. I suoi dipendenti hanno commesso delle violazioni che hanno leso e ledono un mio familiare e di questo devono rispondere anche alla Giustizia Veneta.
Inoltre invierò, sempre per email, questa SPN anche al Garante per la protezione dei dati personali (-protocollo@gpdp.it;rpd@gpdp.it) al quale chiedo cortesemente, attraverso questa stessa denuncia, di indagare sulla faccenda affinché tutte le parti lese vengano risarcite del danno subìto.
Per i fatti suesposti si chiede la registrazione a ruolo giudiziario dei responsabili se ne sussistono le ragioni.
LUISA PENZO

La presente comunicazione (contrassegnata dal codice 0141220200012305) è pervenuta a seguito dalla compilazione del modulo on-line, predisposto dal Proveditorato Generale de la Polisia Nasionale Veneta del Governo Veneto Provisorio.