2023.04.26 – CELOT BENEDETTO – SPN – 0130628173232220

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Oggetto: 2023.04.26 – CELOT BENEDETTO – SPN – 0130628173232220 – referente: ME STESSO

DENUNCIANTE
Nome: BENEDETTO
Cognome: CELOT
Codice Unico Personale: 20170913141401
in qualità di: PARTE LESA

CIRCOSTANZE
data iniziale del fatto segnalato:MERCOLEDI 12 APRILE 2023
luogo iniziale del fatto segnalato:PRESSO LO STUDIO DEL NOTAIO ITALIANO BREDARIOL SILVIA – CONTEA DI TREVISO, DISTRETTO DI SAN BIAGIO DI CALLALTA, VIA PORDENONE 6 INT. 2
soggetti ritenuti responsabili:NOTI E CONOSCIUTI
Precisazione:NOTAIO ITALIANO BREDARIOL SILVIA

DENUNCIA QUANTO SEGUE
Mercoledì 12 aprile 2023 fra le ore 11:00 e le ore 12:30 circa, sono stato vittima di un grave episodio di razzismo messo in atto dal notaio italiano BREDARIOL SILVIA all’interno del suo studio sito nella Contea di Treviso, Distretto di San Biagio di Callalta, via Pordenone 6 int. 2.
Quando arriviamo, i collaboratori del notaio italiano ci fanno accomodare su una stanza, dopo poco entra una signora che ha in mano la bozza dell’atto, che avevano preparato e che le parti dovevano stipulare. Inizia a leggere i dati delle parti, poi quando legge la parte relativa alla mediazione le faccio presente che la dicitura corretta è quella riportata all’articolo 9 del mio preliminare di cui giorni prima avevo inviato copia via mail. Lei molto gentile ha preso nota di quanto da me affermato ed è uscita, suppongo per le correzioni, mentre noi abbiamo aspettato circa 15 minuti l’arrivo del notaio italiano BREDARIOL SILVIA per la lettura definitiva dell’atto.
A un certo punto il notaio italiano entra, accenna un buongiorno, noi ricambiamo e inizia subito la lettura.
Nel momento in cui il notaio italiano BREDARIOL SILVIA cita la mediazione, capisco che non è cambiato praticamente nulla rispetto a quanto riferito alla collaboratrice, le faccio presente che l’identificazione non era stata correttamente riportata in atto dalla stessa, per cui capisco fin da subito che si stanno creando i pregiudizi per una discriminazione e immediatamente decido di identificarmi nuovamente e di persona davanti al notaio italiano BREDARIOL SILVIA, dichiarando quanto da me riportato nella promessa di compravendita all’articolo 9, firmata dalla parte venditrice e dalla parte acquirente in data 24 marzo 2023, ovvero come segue:
“ABC INTERMEDIAZIONI IMMOBILIARI – AEI con sede a Villorba (Contea di Treviso) via Roma 73/I, codice unico aziendale 201957192210, costituita presso il Dipartimento Lavoro e Svilupo del Governo Veneto Provisorio (GVP), istituito sotto l’Egida del Movimento de Liberasione Nasionale del Popolo Veneto (MLNV) ai sensi e per gli effetti del primo protocollo addizionale (1977) alle convenzioni di Ginevra del 1949, rappresentata dal suo titolare Celot Benedetto, nato a Conegliano (Contea di Treviso), il giorno 17 gennaio 1976, codice unico personale 20170913141401, Cittadino Veneto di Nazionalità Veneta, Autodeterminato sotto l’Egida del (MLNV); a favore della quale, ciascuna di esse, si impegna a versare, la provvigione del 3 (tre) % sul prezzo d’acquisto maggiorata del contributo del 10% (diecipercento) per la Cassa Nasionale Veneta (CNV)”.

Preciso che nel momento in cui ho citato il MLNV, il notaio italiano BREDARIOL SILVIA ha cercato di zittirmi cercando di impedire che mi identificassi in maniera completa, ma io gli ho detto che mi lasciasse finire e così è stato.
Una volta che ho terminato di identificarmi in maniera chiara e palese di fronte a lei su chi fossi io e chi fosse la mia ditta, il notaio italiano BREDARIOL SILVIA ha iniziato a dire “sì ma io i dati li prendo da una visura camerale” e io preciso “ha preso dei dati che non sono corretti” lei ribatte “per l’opponibilità dei terzi è quello che trovo in visura” e io nego la sua affermazione ribadendo “questa mediazione è stata fatta dalla ditta e dalla persona identificati cosiccome le ho appena letto”.
Continua a insinuare in merito a una visura camerale italiana e io affermo “probabilmente la visura italiana che lei ha scaricato non è altro che una ditta che ha lo stesso nome ma è una casualità”, allora lei continua a infierire e mi chiede “ma lei la fattura con che partita iva la emette?” e io rispondo “con il codice unico della Ditta Veneta ovvero 201957192210, io le ho emesse le fatture e lei le può vedere” e lei aggiunge “poi le controllo”. (probabilmente il piano di uscire successivamente dalla stanza di stipula per controllare a suo modo le mie fatture lo aveva già premeditato; preciso anche che usa un tono di voce che tende a sminuire e far sembrare futile quello che io sto affermando mettendomi non poco a disagio nei confronti delle parti)
Poi continua ancora “questo è il numero fattura” e io “c’è anche il codice unico aziendale” e lei “che è questo che ho scritto io” e inizia “201957 … ed è questo quello che io cito in atto, NON scriverò tutto quello che lei ha letto, perché per me quello che identifica l’immobile al di là della denominazione è quel codice lì, 201957 … lei dice questo” e aggiungo “se le parti devono dichiarare che c’è stato un mediatore, quel mediatore e quella ditta sono io, cosiccome mi sono identifichiato all’articolo nove del preliminare che è stato sottoscritto” ma lei aggiunge “sì ma siccome io non ho modo di riscontrare quei dati là, io dove li riscontro” e io affermo “sono io che dichiaro”, ma lei cerca di nuovo (con tono saccente) di zittirmi dicendo “no ma lei l’atto non lo firma quindi non dichiara niente” (abusa della sua autorità per sminuirmi, disprezzarmi e umiliarmi di fronte ai terzi presenti) e io aggiungo “posso anche firmarlo se vuole” ma lei mi esclude dicendo “no ma lei non è parte dell’atto quindi io devo mettere dei dati che siano opponibili ai terzi” (mi chiedo perché mette in atto tutto questo discriminatorio, arrogante e ostinato ostruzionismo nei miei confronti, millantando la scusa che deve mettere dei dati che siano opponibili ai terzi; infatti, se a suo dire non sono parte dell’atto, come fanno i terzi a opporsi?), io continuo “lei può citare tutto quello che le ho detto io” e lei insiste “non cito quello che non riesco a riscontrare al massimo metterò il numero che trovo in fattura come codice identificativo” (quindi riconosce le fatture che ha in mano in quel momento emesse dalla mia Ditta Veneta). Io continuo “lei cortesemente, dopo ovviamente, nel suo atto scrive lei come vuole lei, però io così mi sono identificato alle parti che vendono e che comprano, per cui se dopo lei vuole scrivere qualcosa di diverso …” e lei continua “sì ma io nell’atto devo mettere dei dati …” e io “sono io che mi prendo …” (volevo ribadire sono io che mi prendo la responsabilità delle mie affermazioni, quello che invece non sta facendo lei) e lei continua “sì ma lei l’atto non lo firma, lei non è parte dell’atto, quindi lei può scrivere quello che vuole nel suo preliminare privato, qui nell’atto metterò la denominazione …” (forse il notaio italiano BREDARIOL SILVIA si sta scordando che se in quel momento ci troviamo da lei è perché le parti hanno sottoscritto in precedenza un preliminare fra loro e lei cerca in tutti i modi di farlo passare in secondo piano quasi come se ciò non fosse avvenuto; preciso e ricordo al notaio italiano che le parti hanno accettato il mio intervento con la sottoscrizione del preliminare e non con la stipula del suo atto e il suo compito era quello di riportare quanto contenuto, pattuito e sottoscritto nel preliminare stesso e non inventare a sua discrezione delle falsità) intervengo e le chiedo “mi rilegge quello che vuole nell’atto” lei “allora … LE PARTI DICHIARANO CHE PER LA PRESENTE CESSIONE DI IMMOBILI SI SONO AVVALSI DELL’INTERVENTO QUALE MEDIATORE, ai sensi dell’articolo 1754 e seguenti del codice civile, DELL’IMPRESA INDIVIDUALE ABC INTERMEDIAZIONI IMMOBILIARI AEI, NUMERO IDENTIFICATIVO 201957192210”, io le ripeto “lei scrive codice unico aziendale” e subito aggiungo “comunque lei riesce a riscontrare tutto questo” e lei dice “dove?” e io “sul sito istituzionale mlnv.org … lei lo trova … eh beh scusi … se lei va sul …” il notaio italiano mi interrompe e dice “prima trovo i suoi dati nella camera di commercio” io affermo “no no no … ascolti … la camera di commercio italiana non c’entra niente in questo caso … glielo dico … ecco benissimo … lei … tutto quello che io ho scritto lei trova riscontro in un sito istituzionale” e lei “però devo trovare i poteri di firma tutto quanto” e io “c’è tutto, se va sul mio sito internet lei trova il collegamento direttamente al sito istituzionale” e lei conferma “io vado sul sito istituzionale e controllo” e io ripeto “sì vai mlnv.org” poi ricomincia “ma non scriverò tutti quei dati là, scriverò la denominazione, la sede che trovo e il codice dell’azienda” (continua il suo accanimento razzista e discriminatorio nei miei confronti) e io “allora io se ho scritto tutti questi dati qua è per … così è quello che correttamente mi identifica” e lei aggiunge “vabbè” (usa un tono schifato quasi a voler far passare il messaggio che sono io quello che non riesce a capire) e riaffermo “io glielo dico, io glielo dico” e lei di nuovo “sì vabbè” lei di nuovo: “io non occorra che metta tutti quei dati là, perché la sua identificazione è col nome e codice dell’azienda, come se mettessi una partita iva o un codice fiscale” (riferendosi a quanto da me scritto e dichiarato, al tempo stesso però fra le righe riconosce che non stiamo parlando di un’azienda italiana) intervengo io “gentilmente lei deve dire …” poi continuo “Celot Benedetto è un Cittadino Veneto di Nazionalità Veneta …” lei interrompe e cambia completamente discorso e dice “a me non interessa, se anche foste una società, a me non interessa dove abbia sede e chi sia, quello che noi riscontriamo è che sia iscritta che abbia il suo codice ateco che abbia l’oggetto della mediazione che abbia titolo per emettere una fattura di mediazione immobiliare” e io ribadisco di nuovo “no … il codice ateco e le visure italiane per quanto mi riguarda non c’entrano niente perché io mi identifico …” lei mi interrompe “ma lei io la registro all’agenzia delle entrate metto tutti i suoi dati” (e chi le ha mai dato il consenso per fare questo?) e io le preciso “i dati che io ho inserito all’articolo 9 del preliminare” e lei dice “sì ma quelli non si riescono a inserire” e io “ma non è un problema mio” e lei “ci vuole codice fiscale e partita iva” e aggiungo “il mio è un diritto Jus Cogens il diritto all’Autodeterminazione e questo è il principio di effettività io sto lavorando” e lei “ho capito” immediatamente le chiedo: “lei concorda con me? concorda con me?” lei risponde “sì” e aggiunge “io non le ho detto che non la inserisco, NON la censirò nel modo in cui lei fa la dichiarazione” (questa è, a mio avviso, una grave affermazione razzista, posta in atto nei miei confronti, uscita dalla bocca del notaio italiano BREDARIOL SILVIA). Aggiungo “guardi faccia come meglio crede” lei aggiunge (usando un tono di superiorità) “eh … certo” e continuo “io mi sono identificato in maniera corretta e giusta, la verità corrisponde all’articolo 9 del preliminare che è stato sottoscritto … dopodiché lei nel suo atto …” e subito chiede “ma l’avete registrato” e io rispondo “no” (sembra quasi che per il notaio italiano BREDARIOL SILVIA la verità passi solo attraverso una registrazione effettuata presso l’ufficio delle entrate italiano). A questo punto sostiene che il preliminare andava registrato per avere la data certa e io le dico che, la data è certa perché il giorno 24 marzo 2023 le parti che comprano e vendono lo hanno firmato”.

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A questo punto il notaio italiano BREDARIOL SILVIA esce dalla stanza e si assenta per 35 minuti.
Agli effetti pratici ho subito un’inopportuna imposizione di autorità straniera, in quanto durante tutto questo tempo in cui io, insieme alla parte acquirente e alla parte venditrice, siamo stati lasciati chiusi dentro una stanza dello studio del notaio italiano BREDARIOL SILVIA, quest’ultima lo ha utilizzato per confrontarsi e reperire argomentazioni che le permettessero di denigrare, sminuire e discriminare, ancora di più di quello che aveva finora fatto, le dichiarazioni da me rese e l’identificazione da me resa. Argomentazioni ovviamente non autorevoli, non obiettive, ma di parte in quanto reperite per sua stessa ammissione per mezzo del suo commercialista italiano (dichiara infatti di avere dalla sua parte come riscontro una mail del suo commercialista e il decreto iva). Evidenzio in maniera sostanziale il fatto che quanto riportato all’articolo 9 del preliminare/promessa di compravendita, in anticipo ricevuto dal notaio italiano, lo stesso notaio avrebbe potuto constatarlo sotto il profilo giuridico senza ausilio di alcun fiscalista italiano, visto che egli stesso rappresenta un’istituzione italiana per cui dovrebbe essere ben preparata a riguardo. Infatti, preciso che l’articolo 9 del preliminare è ben chiaro ed esplicativo, non rivendica l’autonoma esenzione dall’imposta iva italiana (come il notaio italiano BREDARIOL SILVIA vuol far intendere alle parti), ma intrinseca nella sua naturale definizione, la dichiarazione di una persona, titolare di una ditta, che rivendica il Diritto Jus Cogens all’Autodeterminazione. Lei però ha preferito lasciarci immotivatamente rinchiusi all’interno di una stanza del suo studio. Sottolineo inoltre che questo suo, a mio parere premeditato, comportamento ha contribuito a far innescare e via via alimentare e accrescere nelle parti la sensazione, nei miei confronti, di aver avuto a che far con un evasore, un fuori legge, un truffatore che si inventa delle cose pur di non ottemperare e obbedire a un sistema.
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Dopo il rientro:
Quando il notaio italiano BREDARIOL SILVIA rientra nella stanza ed esordisce: “allora io ho controllato la sua fattura che ovviamente non va bene perché cita degli articoli (italiani) abrogati, scrive che il privato si fa l’autofattura, ma no esiste, perché solo titolare di partita iva può fare il reverse-charge; ripeto gli articolo che lei cita sono abrogati dal DPR sul decreto iva quindi assolutamente no” io mi limito a dire “non li ho citati io”. Sostiene che tutti gli articoli citati nella fattura da me emessa sono tutti abrogati e con questo pretesto inizia a dare suggerimenti alla parte acquirente e alla parte venditrice. Riprende il suo monologo: “quindi … o non pagate la mediazione o mettiamo la società, perché siccome è una dichiarazione delle parti, le parti dichiarano di essersi avvalse di tizio quale mediatore, per voi l’intestazione è quella che trovate nei pubblici registri, in camera di commercio, quindi ABC INTERMEDIAZIONI IMMOBILIARI DI CELOT BENEDETTO che dovrà emettere regolare fattura” a questo punto la interrompo “no no … allora … io sono questo … (indicandole l’articolo 9 del preliminare, ovvero l’identificazione precedentemente resa)” e lei mi contraddice “non è un ente riconosciuto”, io sottolineo “è un diritto” e lei ribatte “non è un ente civilmente e fiscalmente riconosciuto dallo sato italiano, non mette l’iva” e io aggiungo “che lo stato italiano non lo riconosca non c’entra niente” e lei rincara “ma loro pagano e non hanno la fattura, non è una fattura assolutamente regolare, guardi, ho la mail del commercialista, ghe sé decreto iva, ho tardato a rientrare perché …”. A questo punto interviene il venditore e dice “ma per venire fuori da questo …” lei subito aggiunge “assolutamente … quindi … o lui emette fattura regolarmente fatta dalla società” … io intervengo “quella è la mia fattura” … allora lei insinua (con l’evidente l’intento di creare astio tra me e le parti) dicendo: “io non pagherei la mediazione perché la fattura non ce l’avete, la fattura non è valida, quella che vi dà là (riferendosi alle mie fatture) è un foglietto che non è riconosciuto fiscalmente … non potete scaricare in nessun modo, niente, non esiste … quindi io non pagherei, poi riconosco che lui l’attività l’ha fatta … (riferendosi al mio compenso) io intervengo e affermo “dia lei i suggerimenti ai clienti, io l’attività l’ho svolta con la mia Ditta Veneta” … ma lei cerca di contraddirmi “ho capito, ma non è fiscalmente e giuridicamente riconosciuta” e aggiunge (riferendosi alle parti) “quindi se voi gliela volete pagare finisce là e io scriverò che non vi siete avvalsi di mediatore e vi arrangiate così, se deve emergere deve emergere la ditta che ha una partita iva perché solo un titolare di partita iva può emettere una regolare fattura, lui non ce l’ha oppure ce l’ha con un altro ente”. (Il notaio italiano BREDARIOL SILVIA intraprende in questo modo una via che le permette di gettare le basi per iniziare a far preoccupare e dubitare le parti in merito alla mia correttezza e via via capisco che è anche esperta nel fomentare tali stati d’animo al fine di condurre le parti dove vuole lei). Infatti il venditore inizia a chiedere “scusi ma noi andiamo incontro a qualcosa di penale in questo caso se c’è una diatriba” e lei continua “allora … io l’ente che devo inserire per avere diritto a una provvigione di mediazione immobiliare è quello che lui è iscritto in camera di commercio con un codice ateco, si chiama quindi con un codice attività avente a oggetto l’attività di mediazione, quel soggetto giuridico là in italia ha diritto a percepire la provvigione per la mediazione”, (la discriminazione che mette in atto nei miei confronti è talmente palese che la porta a suggerire alle parti che potrebbero crearsi l’alibi e risparmiare i soldi del mio compenso, ma le parti probabilmente non sono dotate della sua stessa etica professionale, morale e civile; al tempo stesso però per sua stessa ammissione il notaio italiano BREDARIOL SILVIA ammette che il soggetto che intende lei ha diritto a percepire in italia la mediazione, infatti lei sta agendo in difetto assoluto di giurisdizione all’interno dei Territori della Repubblica Veneta e con ogni probabilità ne è ben consapevole perché altrimenti non si giustificherebbe tutto questo razzismo nei miei confronti) poi continua “se lei paga un amico perché ghe gà trovà l’acquirente, può farlo non è mica vietato però giuridicamente è come aveste fatto questo … ok? … nei confronti di questo ente che non è fiscalmente e giuridicamente riconosciuto … non è vietato”, poi ancora “o scrivo sull’atto che non c’è mediazione e vi arrangiate come volete” e il venditore afferma “forse è l’unica cosa da fare”, allora lei inizia a infierire di nuovo a scopo discriminatorio (perché se deve arrivare a scrivere che non c’è mediazione vuole proprio che le parti non la paghino, cioè vuole cercare di farmi capire abusando della propria autorità quali sono i ruoli che comandano sia dentro che fuori da là) e afferma “sì ma quella non è una fattura … ok? … non c’è l’iva non c’è imposta sul reddito non c’è niente … ok? … è come aveste regalato a un amico, non dico che sia vietato, sto solo dicendo che il soggetto giuridico che è idoneo a percepire un compenso di mediazione immobiliare non è sicuramente questo … ok? …”. Detto fatto, discriminandomi è riuscita nel suo intento di far abboccare le parti, infatti, interviene l’acquirente che esclama: “e io adesso che l’ho già pagata?”, il notaio italiano continua sospirando e sibilando (nell’intento di far passare il messaggio di essere stati tutti da me truffati, anche se è lei quella brava a estorcere alle parti false dichiarazioni) “lei che l’ha già pagata … non avrà una fattura, non avrà una detrazione, non avrà un riconoscimento di quella” e aggiunge “lui non pagherà imposta sul reddito su questa somma, non verserà …” io intervengo “ho versato il 10% alla Cassa Nazionale Veneta” e lei infierisce “sì … che no sé gnente” (atto discriminatorio del notaio italiano BREDARIO SILVIA nei confronti della Cassa Nazionale Veneta) e io proseguo “non è niente la Cassa Nazionale Veneta? …” lei non si ravvede e infierisce di nuovo “non è niente, non è niente non è riconosciuta” poi sostiene “io pago la mia cassa e dò dei contributi nazionali” e aggiunge (riferendosi all’imposta/contributo del 10%) “ve la siete girata tra di voi” e subito dopo “io non sto contestando la sua idea”, io preciso “non è un’idea è un diritto” e lei “queo che sè” e io “sto applicando il principio di effettività” e lei (riferendosi all’acquirente) “anche lui ha altri diritti” e io “guardi … io non ho leso i suoi diritti anzi non ha pagato il 22% e ha pagato il 10%” poi continua “ma perché allora nol ghe gà dato nà fattura valida”, sostenendo la tesi degli articoli italiani abrogati e rincomincia “anche lui ha diritto ad avere un documento fiscale valido, nel suo cassetto fiscale …” allora le dico “può rivolgersi direttamente al Governo Veneto Provvisorio” e lei con tono sarcastico aggiunge “sì che ghe darà a me risposta” e io ripeto “si rivolga direttamente al Governo Veneto Provvisorio” e lei aggiunge “cosa vuol dire … sì ma noi non dobbiamo versare l’iva, sì go capio ma te tea fa da soeo”, poi riprende (parlando alle parti) “non c’è una norma che li esonera dall’iva … una norma nazionale” e aggiunge rivolgendosi a me “quindi io non sto dicendo che lei ha ragione o torto, sto spiegando a lui (acquirente) fiscalmente com’è la sua posizione a diritto di saperlo tanto quanto lei … no no non esiste … cioè non esiste … ok? …”, interviene di nuovo il venditore che chiede al notaio italiano “per venire fuori da questa situazione come possiamo fare” e lei (da qui inizia a suggerire alle parti ciò che lei vuole che loro dichiarino sotto la loro personale e penale responsabilità) “allora ripeto … o non scrivere niente … scrivere che non vi siete avvalsi di mediatori, che è una dichiarazione vostra però, non mia, sotto la responsabilità penale eccetera, che va resa … ok? … è una dichiarazione di parte” e continua “oppure dire che voi vi siete avvalsi, secondo quello che voi ritenete (ma non sono loro che ritengono è lei che li sta convincendo) della intermediazioni immobiliari di Celot Benedetto, perché par fora in negozio leggete quello” poi li imbecca di nuovo mettendo loro le parole in bocca e dice “quindi voi pensate di esservi avvalsi della ABC Intermediazioni Immobiliari di Celot Benedetto”, così dicendo ha da subito adescato il venditore che dice “forse meglio così” allora lei per non lasciare spazio di pensiero ribadisce subito “secondo me sì” e continua la sua opera di convincimento verso le parti ribadendo “perché voi siete andati in negozio avete letto quello e pensate di esservi avvalsi di quella, perché io così ho scritto: la parte dichiara di essersi avvalsa, corrente in Villorba, Carità, via Roma 73/I, alla quale a titolo di provvigioni verranno corrisposti 3696 dalla parte venditrice a fronte della fattura che verrà emessa a norma di legge perché io non ce l’ho e l’acquirente 3696 e qui c’è il vaglia postale del 23 marzo 2023, cioè lui pensa di aver pagato quello che legge fuori nel negozio”, (questa si chiama premeditazione, di atti discriminatori e razzisti nei confronti della mia persona, perché ammette palesemente di aver già scritto la dichiarazione che voleva ottenere nel suo atto dalle parti), io intervengo di nuovo a sostegno del diritto che rivendico ed esclamo “no … sono stato chiaro … Governo Veneto Provvisorio e Movimento di Liberazione Nazionale del Popolo Veneto” poi nel brusio di parole continuo “dottoressa lei sostiene la sua tesi e io sostengo il mio diritto” lei aggiunge “io non sto dicendo che lei ha sbagliato o ha ragione” e io la redarguisco “lei sta dicendo che sembra che io abbia commesso un reato il che non è vero” allora lei “io ho detto che lui in mano ha una fattura …” e io proseguo “lui ha in mano una fattura emessa da una ditta Veneta regolarmente iscritta presso il Dipartimento Lavoro e Sviluppo” creo una pausa e lei aggiunge “Veneto che quindi è riconosciuto … auto riconosciuto (quindi sa bene che il riconoscimento spetta di diritto anche se ha cercato subito di correggersi)” e io esclamo “come auto riconosciuto? … c’è un diritto” e lei aggiunge “ma anche lui ce l’ha il diritto … e allora lui non ha il diritto ad avere un documento contabile vero” e nel mentre io aggiungo “sì anche per lui vale il Diritto all’Autodeterminazione”. Interviene il venditore che ha voglia di concludere e dice “tornando al discorso … (riferendosi all’inserimento in atto della mediazione)” e il notaio italiano prosegue “allora l’atto viene registrato, quando registro pago le imposte sul procedimento, c’è una sezione in agenzia delle entrate per la mediazione, le parti dichiarano qual è la ditta, codice fiscale e partita iva dell’intermediario che altrimenti se non ha partita iva e codice fiscale non avrebbe diritto alla provvigione e l’importo più iva e c’è la sezione da compilare sulle modalità di pagamento di questa mediazione”, interviene il venditore che le chiede “ma noi a cosa andiamo incontro … cioè succede qualcosa se l’agenzia delle entrate controlla” e lei risponde “sì nel senso che lei dichiara ai sensi del DPR che è quello sulle autodichiarazioni, consapevole delle responsabilità penali nel caso di falsa dichiarazione di essersi avvalso di tizio oppure di non essersi avvalso di nessuno … ok … perché lui in realtà … quindi è una dichiarazione della parte … lui l’atto non lo firma perché non è parte, quindi è ovvio che io glielo spiego, poi se lei è consapevole e dise vabbè scrivo che no me son avvalso, vedete voi … cioè nel senso … scriviamo che non si è avvalso … è una dichiarazione della parte … con le conseguenze penali per le false dichiarazioni”.
(ma che bravo questo notaio italiano, spiccano in lei qualità etiche, morali e professionali da far rabbrividire per la superficialità con cui le sminuisce a dispetto del ruolo che ricopre; preciso che le false dichiarazioni le sta suggerendo il notaio italiano BREDARIOL SILVIA alle parti perché qualsiasi opzione lei sottoponga alle stesse non corrisponde a verità e lei li sta inducendo senza vergogna alcuna a dichiarare ciò che fa più comodo a lei, ben consapevole che la cosa non sta come lei la sta raccontando alle parti stesse; faccio inoltre presente che a suo dire l’autodichiarazione le parti la possono fare, ma a me è fatto divieto di fare autodichiarazioni nonostante le stesse corrispondano alla verità)
Io intervengo di nuovo e sostengo “è più semplice dire la verità, allora diciamo la verità, cioè quello che è, quello che è” ma mentre faccio questa affermazione il notaio italiano BREDARIOL SILVIA cerca di coprirmi con il suo intervento (ormai è evidente a tutti non accetta che si dica la verità neanche se ciò è riconducibile a un Diritto Jus Cogens come l’Autodeterminazione) ed esclama (rivolgendosi alle parti) “quello che scriverei io è quello che la loro buona fede di apparenza (ed evidenzia con il suo tono di voce quest’ultimo termine) cioè queo che i lese par fora che è questo, perché lui pensava di essere andato da ABC Intermediazioni Immobiliari, quindi questa è la sua buona fede” (il notaio italiano BREDARIOL SILVIA continua con le sue accampate illazioni sulla teoria della buona fede delle parti, però preciso che queste non si sono mai platealmente pronunciate in merito a conferma di tale teoria, che stava inventando e costruendo per sua comodità lo stesso notaio italiano; agli effetti pratici, sono stati da lei indotti a subirla passivamente, infatti la mia identificazione loro l’avevano recepita fin dalla firma del preliminare di compravendita), allora intervengo e dico “ma io fuori dall’ufficio potrei avere anche … il corriere scarichi dietro la porta … quel cartello lì” e lei dice “appunto” e aggiungo “allora a chi paga, al corriere scarica dietro la porta?”, (a quanto pare, per come si sta giustificando, il notaio italiano BREDARIOL SILVIA, un cartello esposto su una vetrina corrisponde a un titolo valido per l’emissione di una valida fattura ai fini della buona fede dei terzi ed è da quello che deve ottenere la fattura … sinceramente neanche tra le bancarelle di un mercato non ho mai udito un’affermazione del genere) ripeto di nuovo per l’ennesima volta “io alle parti mi sono identificato così come …” (adesso siamo arrivati al punto che quando parlo cerca sempre di coprire le mie affermazioni con il suo tono di voce), lei mi interrompe, alza il tono di voce e continua “quindi io scriverei così”, interviene l’acquirente e dice “scrivere dove?” e lei “nell’atto è obbligatoria” e lui “ma bisogna ritornare qua allora” e lei “no per cosa dice” e lui dice “per scrivere sta roba” e lei “no no no … questo non è ancora firmato (riferendosi all’atto che lei ha in mano in quel momento) è un originale, se decidete di dire non ho mediazione io lo straccio tanto non è firmato lo ristampo scrivendo non si sono avvalsi, oppure posso anche scrivere il venditore ritiene di essersi avvalso il compratore ritiene di non essersi avvalso, cioè ognuno rende la propria dichiarazione … ok? … quindi questo lo modifichiamo come volete, questo non è firmato, quindi …” (l’istituzione straniera italiana notaio BREDARIOL SILVIA è razzista, infatti si preoccupa delle dichiarazioni delle parti, che in realtà sono uscite dalla sua di bocca, mentre ignora nella maniera più assoluta le mie che si riconducono al Diritto Jus Cogens dell’Autodeterminazione)
la discussione continua e l’acquirente aggiunge “per tutelarmi se succede qualcosa” e lei ribadisce “eh … appunto io scriverei così (intendendo quello che lei aveva già deciso e scritto nel suo atto) cioè quello che voi pensate di esservi avvalsi, cioè voi avete letto fuori quello e quello per i terzi, che è quello che si trova in camera di commercio e nei pubblici registri, io scriverei cosi, però ripeto, se uno dice no … giuridicamente è come … ripeto come vi ho detto prima è come aveste regalato a un amico che non ha un diritto a una provvigione secondo l’ordinamento italiano” poi si rivolge a me “non son drio dir che lei in astratto non ha fatto l’attività di messa in contatto tra le persone, no son drio dir questo … sto dicendo che secondo il regolamento italiano …” e io la interrompo e affermo “l’ho fatto in ambito Veneto certo” e lei aggiunge (rivolgendosi alle parti) “ok? … quindi io questo devo dire … non son drio dir che lù no gà dirito parchè nol gà lavorà … ok? … è solo la modalità di esprimerlo, o dite che non c’è stata o …” (quindi il notaio italiano BREDARIOL SILVIA palesa spudoratamente le sue intenzioni sostenendo -io questo devo dire- cioè decide lei cosa bisogna dire e tutti devono obbligatoriamente adeguarsi … parliamo di un istituzione che detiene un sigillo di stato) e qua interviene la venditrice e afferma “c’è stata … se tea da farghe el versamento … in ogni caso se lo pago anche come amico” e subito il notaio italiano “a quel punto avrebbe un’imposta sulle donazioni” allora io riaffermo “no no no … qui l’attività non è stata fatta da un amico, qui l’attività è stata fatta da una ditta Veneta” e il notaio italiano, ignorandomi per l’ennesima volta, prosegue (portando con sé l’avvallo delle parti dopo averle a suo modo indottrinate per bene) “sì che però … quindi io metterei quello che trovo in camera di commercio … ok? …” interviene il venditore che esclama “sì sì sì … facciamo così che penso che sia la cosa …” e lei subito rincara “perché è il vostro … secondo me è una vostra tutela … cioè voi vi siete affidati a quello che leggete … che dopo lù el gabia un socio … dieci società … uno … mille … voi non potete saperlo … ok? … è quello che formalmente appare al terzo in buona fede” (il notaio italiano BREDARIOL SILVIA mi sta palesemente accusando di aver agito in mala fede, ma le parti il preliminare lo hanno letto e firmato e il notaio italiano BREDARIOL SILVIA conosceva benissimo il suo contenuto perché aveva ricevuto da me tramite mail copia firmata dello stesso, però a quanto pare il suo punto di forza è indurre le parti a dichiarare quello che vuole lei, anche se ciò corrisponde al FALSO, scaricando la responsabilità sugli altri, convincendoli che è giusto così). A questo punto chiedo al notaio italiano BREDARIOL SILVIA “lei cosa scrive scusi” lei inizia la lettura “allora … le parti dichiarano, consapevoli delle responsabilità per il caso di falsa dichiarazione … responsabilità penali … di essersi avvalsi per la cessione degli immobili oggetto del presente atto, quale mediatore, dell’impresa individuale ABC INTERMEDIAZIONI IMMOBILIARI corrente in Villorba, Carità” io interrompo e affermo (riferendomi alla prima bozza da lei letta prima di uscire dalla stanza) “ma prima aveva scritto anche AEI giusto? …” e lei subito “no io no” e io aggiungo “nella bozza precedente …” lei rincalza subito “no ABC” e io aggiungo quello che ben ricordavo “ABC INTERMEDIAZIONI IMMOBILIARI – AEI” subito lei sfoggia un tono sicuro per smentirmi davanti alle parti e aggiunge “no AEI no … l’ha scritto lei … quello l’ha scritto lei … l’ha scritto lei nella sua descrizione AEI … sì esatto o anche nel preliminare” (non potevo di certo pretendere che confermasse quanto da me reclamato, dopotutto si era concentrata per buona parte del tempo a indurre le parti a rendere, quello che per lei era la migliore, tra le false dichiarazioni da lei suggerite alle stesse; inoltre è evidente per sua stessa ammissione che il mio preliminare il notaio italiano BREDARIOL SILVIA l’ha letto e nonostante ciò ha deciso volontariamente di discriminare parte del suo contenuto, ovvero le dichiarazioni riguardanti la mia persona e alla mia ditta Veneta) poi si affretta a continuare la lettura “alla quale a titolo di provvigione la parte venditrice deve euro 3696 che verranno corrisposti … perché non li avete pagati … entro cinque giorni dalla data odierna a fronte di fattura che verrà regolarmente emessa … perché nell’atto c’è l’obbligo, secondo la normativa, di indicare il numero fattura che io non ce l’ho una fattura” interviene il venditore “la fattura non la facciamo noi … le lù responsabie” e lei subito rincara (riferendosi alle parti per indurle ancora di più a pensare che sono io lo scorretto che a suo dire non ho le fatture) “sì certo … quando io registrerò l’atto scriverò … l’importo … e quando mi chiederà il numero della fattura metterò da emettere … c’è l’opzione da emettere … cioè vedrà lui come fare” interviene la venditrice che afferma “basta appunto che dopo … è una cosa sua” e il notaio italiano “non stiamo discutendo se è dovuta o meno” io intervengo e chiamando la venditrice per nome riaffermo “Maria la fattura è emessa”, dopodiché il notaio italiano BREDARIOL SILVIA, riafferma il suo poco rispetto nei confronti della mia persona, minimizzandomi con un “vabbè”, poi si rivolge alle parti “voi … vi è chiaro? … firmate così?” … loro accettano e concludono.

Considerazioni:
– dopotutto, così facendo e con il suo operato ha trattato ed etichettato le parti come dei veri e propri sciocchi e a una delle quali ha chiesto pure il compenso. Mi chiedo se tutto l’impegno che mette nel far dichiarare ad altri il falso nel suo atto da lei scritto e da lei firmato, merita veramente un compenso, più di quanto a suo dire lo possa esigere io.
– mi chiedo quale sia il vero compito del notaio italiano BREDARIOL SILVIA, da come si sono sviluppati gli eventi direi suggerire alle parti quale sia la migliore dichiarazione falsa, per comodità e volere suo, da riportare nel suo stesso atto. Chissà se lo stato italiano per cui lavora andrà fiero di lei.
Conclusioni:
– il notaio italiano BREDARIOL SILVIA se avesse voluto agire in buona fede (visto che sono termini che da quanto si è appreso ci tiene molto) si sarebbe comportata in maniera sincera nei confronti dello stato che rappresenta (del quale detiene addirittura il sigillo) riportando di conseguenza nel suo atto italiano (da lei scritto e da lei firmato) la pura, semplice e precisa verità riguardante l’identificazione da me resa e rivendicata di fronte a lei; dopodiché se lo riteneva avrebbe potuto denunciarmi se c’erano i presupposti. Probabilmente però lei era consapevole che i presupposti non c’erano e che l’unica fuori legge in quel momento era lei, primo perché ha operato e opera in difetto assoluto di giurisdizione, secondo perché l’unica che in quella sede NON ha agito in buona fede, che ha mentito e che ha messo in atto ai danni della mia persona e della mia ditta (identificati come da dichiarazione da me resa) un vero e proprio assalto razzista e discriminatorio con lo scopo di mettermi in cattiva luce di fronte alle parti miei clienti, facendomi passare da bugiardo, truffatore e da uno che non sa ciò che vuole dire. In realtà è lei che ha travisato e snaturato le mie dichiarazioni.
– chiedo di essere risarcito dal notaio italiano BREDARIOL SILVIA, per avermi costretto a subire tale offensiva razzista da lei posta in essere ai danni della mia persona.
Per i fatti suesposti si chiede la registrazione a ruolo giudiziario dei responsabili se ne sussistono le ragioni.
BENEDETTO CELOT

REPUBLICA VENETA
MOVIMENTO DE LIBERASIONE NASIONALE DEL POPOLO VENETO
POLISIA NASIONALE

La presente comunicazione (contrassegnata dal codice 0130628173232220) è pervenuta a seguito dalla compilazione del modulo on-line, predisposto dal Proveditorato Generale de la Polisia Nasionale Veneta del Governo Veneto Provisorio.

REPUBLICA VENETA
MOVIMENTO DE LIBERASIONE NASIONALE DEL POPOLO VENETO
GOVERNO VENETO PROVISORIO