2019.06.29 – PAVESI ROSSIGNOLI ELENA EUGENIA – RDN – 019629203159

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REPUBLICA VENETA
MOVIMENTO DE LIBERASIONE NASIONALE DEL POPOLO VENETO
GOVERNO VENETO PROVISORIO

Oggetto: CERTIFICATO DI REGISTRO NR.2019629203159

Si attesta che in data 29/06/2019, Elena Eugenia Rossignoli Pavesi, nato/a il 30-12-1976, persona di nazionalità e cittadinana Veneta, codice unico personale 20196983221, ha formalizzato la registrazione del rigetto di notifica presso il Governo Veneto Provisorio costituito dal Movimento di Liberasione Nasionale del Popolo Veneto (MLNV) ai sensi e per gli effetti dell'art.96.3 del Primo Protocollo addizionale (1977) alle convenzioni di Ginevra del 1949.
La persona interessata ha chiesto la pubblicazione del presente atto a mezzo ALBO UFFICIALE del Governo Veneto Provvisorio con valore di notificazione e l’iscrizione a ruolo giudiziario dei responsabili dell'emissione dell'atto e della successiva notifica o del suo tentativo.
A tale rigetto di notifica il sistema informatico ha attribuito automaticamente il seguente codice unico: 2019629203159 

ATTO RIGETTATO
data dell'atto rigettato: 11 – 07- 2017
contrassegnato da nr./codice: 650/2017
emesso da: TRIBUNALE PER I MINORENNI DEL PIEMONTE E VALLE D'AOSTA
a firma di: CARATTO VALENTINA, GENNARO GIOVANNA, UN PRESIDENTE CHE POTREBBE ESSERE CIBNEL DANTE (O STEFANO SCOVAZZO PRESIDENTE TRIBUNALE)
la cui notifica è stata eseguita o tentata a mezzo: MELONI ANTONIA, ROSSI LORETTA, BARTOLUCCI CESARE, ALESSANDRO CURTI

in data: 21 LUGLIO 2017
La Segreteria di Stato in data 29/06/2019

Oggetto: RIGETTO DI NOTIFICA

at
TRIBUNALE PER I MINORENNI DEL PIEMONTE E VALLE D'AOSTA, TORINO – CORSO UNIONE SOVIETICA 325 – civile.tribmin.torino@giustiziacert.it

Io sottoscritto/a Elena Eugenia Rossignoli Pavesi, nato/a il 30-12-1976, persona di nazionalità e cittadinanza Veneta, codice unico personale 20196983221

TENUTO CONTO CHE

la formale denuncia, denominata DECLARATION ON FACTS e relativa chiusura e pignoramento della Repubblica Italiana con riferimento e per causa UCC DOC. #2012127914 e UCC DOC. #2013032035, mai confutata dall’attuale ITALY REPUBLIC entro il termine previsto così da diventare Legge Internazionale con piena validità giuridica in tutto il pianeta.

la sedicente Repubblica Italiana un tempo sovrana, dal 1934 è CORPORATION con denominazione “ITALY REPUBLIC OF CIK#: 0000052782” (d’ora in avanti I.R.) regolarmente registrata su www.sec.gov quale corporation di tipo governativo (quindi una semplice azienda privata di qualsiasi sovranità).

grazie alla registrazione della I.R. al S.E.C. (Securities Exchange Commission) essa deve sottostare e rispettare le leggi e le regole internazionali della U.C.C. (Uniform Commercial Code).

la totale, assoluta e reiterata inosservanza e trasgressione da parte dello stato straniero occupante italiano della DICHIARAZIONE UNIVERSALE DEI DIRITTI UMANI, sebbene sia stata da esso ratificata, pone in essere la conseguente condizione di schiavitù nei confronti degli Esseri Umani e per questo pignorata.

tutti gli organi e qualsiasi “autorità”, enti e società private o pubbliche, facente parte o che agiscono in nome e per conto dello stato straniero occupante italiano, sono tutte aziende ad essa subordinate e pertanto operanti in difetto assoluto di giurisdizione

tutti gli atti e/o i provvedimenti di qualsiasi natura posti in essere da una qualsiasi autorità straniera italiana nei Territori occupati della Repubblica Veneta sono privi di qualsiasi effetto giuridico in quanto posti in essere in difetto assoluto di giurisdizione ed altresì in difetto assoluto di competenza, ovvero in regime di incompetenza assoluta per materia e per territorio, con la derivante conseguenza che ogni e qualsiasi atto e/o provvedimento, comunque denominato, in ogni sua fase e/o grado del procedimento, posto in essere da una qualsiasi autorità e/o ente e/o società privata e/o pubblica straniera italiana di occupazione, sui Territori della Repubblica Veneta è a tutti gli effetti INESISTENTE, ovvero tamquam non esset.

che tutti gli effetti di atti giuridici, sia pubblici che privati, recettizi e non, normativi e precettivi, discrezionali, dovuti e necessari, compresi quelli di provvedimenti amministrativi e giurisdizionali siano essi unilaterali, bilaterali, plurilaterali e collegiali, e anche degli stessi negozi giuridici di diritto privato che si estrinsechino quali manifestazione di pensiero attraverso la parola, orale o scritta o altri segni, operazioni o atti materiali o atti reali, ossia comportamenti umani diversi dalle dichiarazioni che riguardino atti negoziali espressione di dichiarazioni di volontà o di conoscenza, di giudizio, di desiderio o d’autorità e d’imperio non possono produrre asservimento e sottomissione in schiavitù in qualsivoglia maniera e forma di qualsiasi Persona umana.

Il Governo Italiano anche se “de facto” esiste ancora perché i rappresentanti delle sue istituzioni fanno finta di nulla confidando nella ignoranza di tutti i cittadini compresi i loro subordinati, “de jure” non esiste più, quindi privo, nullo e senza valore (vedi documenti con forza di legge UCC DOC. #2012127914 e UCC DOC. #2013032035).

Il documento nr. WA DC UCC Doc# 2012113593 depositato in U.C.C., mai confutato entro i termini di legge e quindi diventato Legge Internazionale con piena validità giuridica in tutto il pianeta il quale recita: “Qualora un qualsiasi individuo perseveri nel perseguire eventuali azioni per conto di una Banca pignorata o di ‘Governo’ pignorato, causando ad un altro e qualsiasi individuo ogni danno ipotizzabile come qui descritto, egli è a titolo personale e senza alcuna pregiudiziale assolutamente responsabile dei suoi atti”.

Lo stesso stato straniero occupante razzista e colonialista italiano ha sancito l’illecita e illegale permanenza della sua occupazione sui Territori della Repubblica di Venezia con il decreto legislativo 13.12.2010, n. 212, in vigore dal 16 dicembre 2010, che ha espressamente abrogato a tutti gli effetti il regio decreto italiano 04.11.1866, n. 3300, “col quale le provincie della Venezia e di Mantova fanno parte integrante del regno d’italia

CONSIDERATO INOLTRE

Che nei territori Veneti, l’antica Repubblica Veneta detta “Serenissima”, fondata nell’anno 697, non ha mai cessato di esistere ed è tutt'ora esistente.

Che tutti i Territori della Serenissima Repubblica Veneta, rivendicati dal Movimento di Liberazione Nazionale del Popolo Veneto (MLNV) in virtù del proprio diritto all'Autodeterminazione sono sotto la giurisdizione del GOVERNO PROVISORIO VENETO quale apparato istituzionale preposto ai sensi delle norme del diritto internazionale dal Movimento de Librasione Nasionale Veneto (di seguito MLNV).

Che ogni Movimento di Liberazione Nazionale è l’organo riconosciuto dal diritto internazionale quale titolare del diritto all'autodeterminazione di un Popolo soggetto all'occupazione di uno stato straniero, da un regime razzista e/o colonialista.

Che il sottoscritto rigettante, è volontariamente registrato all’Anagrafe del Popolo Veneto, rinnegando l'imposta cittadinanza italiana e riconoscendosi di Nazionalità e Cittadinanza Veneta, sotto l’egida del Movimento de Liberasione Nasionale del Popolo Veneto (MLNV) per il tramite del GOVERNO PROVISORIO VENETO (GVP).

FORMALIZZO COSI' IL PRESENTE ATTO CHIEDENDO
1) – a TRIBUNALE PER I MINORENNI DEL PIEMONTE E VALLE D'AOSTA tutta la documentazione relativa all'atto di cui al rigetto;
2) – al proprio Governo di assicurarsi che lo stato italiano non ignori e consenta il reiterarsi delle violazioni poste in essere come per l'atto di cui al rigetto:
3) – che sia riconosciuta l'inconfutabilità dell'illegale azione posta in essere da TRIBUNALE PER I MINORENNI DEL PIEMONTE E VALLE D'AOSTA per le ragioni in premessa.

RIGETTANDO QUESTA OFFERTA DI CONTRATTO
1) – negando il consenso al presente procedimento senza pregiudizio UCC 1-308;
2) – negando l'autorizzazione al trattamento dei proprio dati personali UCC 1-103.

RITENENDO
questo rigetto, atto notorio inalienabile, inconfutabile, innegabile e inoppugnabile.

E IN CONSEGUENZA DI CIO'
la «proposta di contratto» o comunque vogliate chiamare l'atto per cui si rigetta è NULLO AB ORIGINE.

Si chiede inoltre la pubblicazione del presente atto a mezzo ALBO UFFICIALE del Governo Veneto Provvisorio con valore di notificazione e l’iscrizione a ruolo giudiziario dei responsabili dell'emissione dell'atto e della successiva notifica o del suo tentativo, al fine di assicurare l'ulteriore a praticarsi in seno alla Giustizia Veneta

SONO INOLTRE A PRECISARE QUANTO SEGUE:
Il giorno 21 luglio 2017 io e mio figlio siamo stati svegliati da violenti colpi alla porta.
In pigiama e scossa sono andata ad aprire, trovo due assistenti sociali, che riconosco, MELONI ANTONIA E ROSSI LORETTA CONSORZIO INRETE IVREA, accompagnate da due uomini che si identificano come CARABINIERI, in borghese, MARESCIALLO CESARE BARTOLUCCI E APPUNTATO SCELTO ANTONIO CURTI.
Mi comunicano che “devo” andare alla caserma dei carabinieri a ritirare una notifica. Mio figlio matias di allora otto anni comincia a chiedermi di non andare.
Avevamo già ricevuto parecchie aggressioni da questi “servizi sociali”, probabilmente si sono presentati in borghese perché già avevo dissentito in forma scritta e protocollata che non si usassero o alzassero le armi contro una donna e un bambino disarmati per rapire mio figlio. Esattamente in questi termini. Avevo anche già comunicato all’azienda privata e commerciale Italia, registrata sotto vari nomi e forme, che non avevo intenzione alcuna di accettare alcun contratto con loro, men che meno contratti fraudolenti sulla pelle di mio figlio.

Ho fatto presente ai quattro che io non vado a casa loro senza appuntamento né consenso a disturbare, se gentilmente mi davano un appuntamento. Abito al piano terra in una casa di cortile, non ho sbarre alle finestre, era luglio, quindi praticamente li avevo alle finestre. Non se ne andavano. I vicini hanno cominciato ad uscire dai balconi e gli agenti mercenari del caso mi hanno chiesto di non creare allarmi, che era una questione di cinque minuti per il ritiro della notifica. Contro il mio cuore, la mia coscienza e la mia saggezza ho convinto mio figlio a farci disturbare ancora dieci minuti e toglierceli dal cortile.
Quindi sì, ho sbagliato e chi vuole mettermi in croce o lapidarmi o chissà cosa per i miei sbagli troverà ottimi motivi per farlo. Non avrei mai dovuto tradire mio figlio, sapevo che era lui il “bottino” di guerra e la posta in gioco, per evitare casini con i carabinieri o gli assistenti sociali, sapevo che era una truffa per commerciare bambini.
Ma ho avuto paura e pensato: se questi non se ne vanno che faccio? Mi avevano già intimato gli assitenti sociali il mandato di cattura. Quindi il pensiero è stato: non esco più di casa, ritornano con un mandato di cattura per me.

Non sapevo ancora che quei cinque minuti estorti con menzogna si sarebbero trasformati nel rapimento di mio figlio.
Ancora una volta sono andata in buona fede di criminali, pure mascherati, perché ad oggi non ho capito come abbiano potuto presentarsi in borghese in servizio.
Quindi pensavo che ritiravo la loro carta e tornavamo a casa.

Volevano caricarci sulla loro auto, ho risposto: ho la mia vi seguo.

Sono entrata e mi hanno presentato un foglio in cui TRIBUNALE MINORENNI DI TORINO prescriveva che mio figlio fosse internato in un posto in cui io potevo stare vicino a lui blindato vivo.

Ho preso il foglio il figlio e ho salutato, non mi hanno fatta uscire.
Hanno cominciato che dovevo firmare.

Ho negato. Negato negato negato mentre mio bambino si rotolava per terra e piangeva e mi chiedeva di tornare a casa.

Ho chiamato la guardia di finanza, per violazione di amministrazione di negozio giuridico, si sono defilati. Ho chiamato altri carabinieri, non si sono identificati ma venivano da TRECATE.

Hanno dato man forte ai carabinieri presenti.

Ho chiesto di esporre denuncia, mi hanno negato l’accoglimento perché volevo denunciare loro e non c’era nulla da denunciare. Ho chiamato mio papà, che è inconsapevole fino all’osso della sua stessa riduzione in schiavitù e che per tutta la vita ha cercato di imbonirmi dicendomi che va bene che le cose vadano e stiano così, per stare con mati mentre io affrontavo il plotone.
Ho proposto: mi fate depositare denuncia e poi vi firmo, prima vi denuncio però. Niente da fare.
Aprite la porta, aprite la porta, aprite questa cazzo di porta gli urlavo…. E si, così si usa fare… almeno poi possono dire che sono psicolabile, o che ho disturbi di personalità e quant’altro… ti sequestro con truffa a te a tuo figlio e sei ancora tu l’imbecille di turno, perché ti mandiamo pure dallo psichiatra….

Andava avanti già da due anni questa storia.
Io non sono perfetta, men che meno mamma perfetta. Mio figlio è splendido. E io gli piaccio molto, quindi tutto sommato tra di noi, tra noi due, non c’erano grossi problemi.
Solo che ero sempre in fuga, quindi non c’era molto tempo per godersi la vita…
in parte scappavo, in parte ricercavo.

Vedevo le cose come stavano da bambina. Da ragazza… che faccio? Devo far parte di sto schifo???
crisi adolescenziale tremenda. Non volevo rinunciare a quello che sentivo, non volevo rinunciare a quello che vedevo. Ma lo perdevo sempre più, ero sempre più stritolata.

Mi sono rifatta una vita da giovane donna con gli studi, ho tenuto fuori il mondo fino a che ho potuto andando all’università, la vita da studentessa universitaria era una gabbia come a scuola ma… a vent’anni ti premettono di scegliere nella gabbia le materie, la data dell’esame, insomma, non me ne fregava gran che di quel che studiavo e quello che mi interessava non era mai materia d’esame, non potevo mai studiare quello che desideravo conoscere perché all’università si paga salato e si timbrano i libretti… ma o prendevo ossigeno così, ingannando me stessa e sapendo che ciò che stavo evitando sarebbe arrivato o guardavo in faccia alla realtà, ma non la riuscivo a vedere. Rimandavo… speravo in un miracolo forse, forse semplicemente avevo rinunciato al futuro, non lo so.
Dopo la laurea ho trovato un senso nel lavoro sociale, quello stesso lavoro che ha rapito mio figlio.
Mi sembrava di poter accettare di essere parte di un mondo che fa schifo e di una collusione criminale se avessi potuto aiutare i bambini, i disabili, essere utile, poteva avere un senso così la vita.
Per cui conosco le cooperative sociali che rubano i nostri figli.
La scuola ha ricominciato a farmi soffrire come quando ero bambina, mi ammalavo, solo che stavolta ero dall’altra parte… anzi, io che facevo sostegno stavo ancora al banco! In sordina odiavo le maestre e guardavo i bambini spezzati ai banchi.
Dopo due anni ho cercato di scappare da quella prigione assurda e di fare qualcosa di più utile, lì non servivo a nulla. Mentre lavoravo nella scuola (i miei ragazzi più grandi con me la chiamavano la prigione) studiavo pedagogia e progettazione sociale, volevo capire che cosa potessi fare io per loro, inutile stare al banco a contare i pastelli mentre questi crepano…
questi studi mi hanno aperto ulteriormente gli occhi su ciò che già sapevo. La scuola crea malattia, crea mostri, crea problemi. Ex ducere è tutt’altro, questa è criminalità.

Wow trovavo nei libri e negli studi qualcuno che la pensava come me!!!!!!
mi sono attacata in estremo a un progetto della comunità europea, pochi spiccioli a rimborso spese per vivere da topi in progetti di scambio internazionali, e sono approdata a Barcellona nell’autunno 2007. Piena di speranze. Pieno di progetti sociali, ong, attività gratuite, cultura, cultura cultura cultura.
Una città, sporca e pericolosa come tante, ma almeno vicino al mare e con le sue peculiarità, io nata tra torino e milano avevo già deciso che non sarei morta in nessuna delle due.

Ho conosciuto un ragazzo esotico bello quanto caparbio e maschilista e quant’altro mi riservo, ho cominciato la relazione con quello che sarebbe diventato il padre mai dichiarato e mai esistito per noi di matias.
E il mio conflitto si acuiva, cercavo la libertà ed ero sempre in gabbia, che fosse con “lui” che fosse col “lavoro”, con i “soldi”, insistevo, cercavo la libertà.
Ho investito nel lavoro, col mio lavoro metterò a posto almeno qualcosa, almeno un pezzo, quel pezzo lo farò più bello, potevo anche accettare di far parte del gioco, anche essere donna, adulta, che lavora e non rompe a nessuno, ma avrei cambiato il risultato.

Il risultato doveva essere: bambini e ragazzi felici, noi felici. Credevo nella natura, ci credo ancora.
E a chi mi chiede di dimostrarglielo rispondo: dimostrami tu che non esiste. Agli avvocati che mi dicono che la legge di natura è una questione filosofica rispondo: e allora perché stai qui per terra e non mi fai vedere come voli bene tu? Per esempio… ma anche… come fai a respirare senza ossigeno?

Ho ripreso a lavorare ancora nel sociale a Barcellona per guadagnarmi da vivere e sono finita nella tratta di ragazzi extracomunitari. Ero allucinata. I ragazzi arrivavano senza documenti, da una radiografia del polso stabilivano l’età presunta, poi erano tenuti come bestie, noi “educatori” non facevamo nulla per loro, eravamo come dei guardiani di bestie. Erano tutti maschi islamici quindi per giovani che fossero ero discriminata per primo da loro, in gruppo, perché singolarmente riuscivo con qualcuno a comunicare. Non facevano nulla per loro, avevo un contratto di un mese, luglio 2008. ho provato a chiedere spiegazioni della cosa, ho visto ragazzi disperati buttati fuori senza documenti dopo i loro presunti 18 anni.

Ho cominciato per integrare soldi un secondo lavoro… non sono neanche riuscita a cominciare… ho fatto pochi giorni… e in quei giorni ho concepito mio figlio. In quei giorni in cui per campare avevo accettato un contratto in un centro psichiatrico dove la gente veniva legata viva e sorvegliata con video mentre era legata…. Le famiglie pagavano insieme allo stato in un bellissimo posto, una reggia. Per questo. Avevo un titolo in pedagogia e finivo con simili proposte di lavoro che per soldi ho anche cercato di accettare…

Con due lavori a termine in due strutture detentive per uomini donne bambini e ragazzi…
è arrivato matias.

Non racconto il resto, ho cercato di dargli una casa, una famiglia e una buona scuola, queste sono state le mie pure intenzioni. sempre. Non ho mai fato altro che questo. Non ci sono riuscita bene, ok.
Soprattutto con i servizi sociali addosso non ho fatto un buon lavoro.

E cosi scopro che la leggenda metropolitana a cui non credevo, che le assistenti sociali rubano i figli, è vera. Lo scopro perché mi succede il 21 luglio 2017, dopo essermi già fermamente opposta e in termini di legge.
Così ho anche scoperto dagli avvocati e da tutti gli studi fatti che: non è una questione di legge! Ma le sembra, signora??? sentirselo dire dagli avvocati fa effetto però.
Cosi scopro che i diritti umani sono la presa per il culo più colossale che esista.
Beh, mi dico da sola: non lo vede signora? Non lo vede da sé che non esistono?
Lasciamo stare i diritti dell’infanzia… quelli neanche tra i diritti dell’uomo si riesce a piazzarli.

I minori….
Questi minorati…. Cosi sono considerati. Minorati. Per torturarli meglio e senza dare nell’occhio.

Anche da chi difende l’uomo si fatica ad ottenere riconoscimento che bambino è uomo anche lui e ha doppia tutela, umana e infanzia.

Quindi sto senza avvocato dopo che ne ho disdetti due dicendogli: voi non tutelate mio figlio e state negoziando coi giudici, mi state dicendo che le carte vengono prima del bambino, mi dite si andare a casa che non si può fare niente, dov’è mio figlio????? almeno dal dentista lo fate portare che aveva appuntamento il giorno 1 agosto?
Non solo non sono riuscita a farlo portare quel giorno, non sono riuscita a farlo portare per sedici mesi e ho denunciato omissioni di cure fatto foto chiesto chiesto a chiunque, il dentista, lo pago, vi pago l’autista, portatelo vi prego. Dopo 16 mesi di lavoro solo per farlo portare dal dentista e la costante voglia di andarmene dal corpo, induzione al suicidio, sono riuscita a farlo portare, con dichiarazione mendace dei servizi sociali che dicono che è curato; ma il bambino è malato e non presentano nessuna carta di cure fornite. Gli educatori…. Come li conosco… ho fatto per due anni quel mestiere dopo una crisi esistenziale profonda quanto un baratro, conosco le mafie delle cooperative per cinque – sette euro all’ora… le conosco quelle mafie dal basso, di chi riceve ordini e monetine di stipendio e ha solo il compito di eseguire detenzioni di ogni tipo, psichiatriche e minorili, laddove non riescono con i militari ecco che appaino medici psicologi assistenti sociali e psichiatri che ti vogliono solo taaaaaaanto bbbbbene.
E ti rinchiudono altrove, non lo chiamano carcere o prigione perché la gente, forse, capirebbe. Forse. Sono posti dove ci si vuole tanto tanto bbbbeeeene.

Han fatto cosi anche con me. Sempre. E di nuovo quando ero madre e non riuscivo a fare tutto il necessario, ero preoccupata, bambino nervoso, ha cominciato il medico di famiglia, il caro medico di famiglia che fa ricette e non ti guarda neanche in faccia. Pastigliettina per dormire se è agitata.
Dalla pastigliettina, che è droga dichiarata, allo psichiatra alla psicologa per il bambino, alla casa famiglia dove le mamme si aiutano (si accoltellano alle spalle l’una con l’altra ma si presentano bene) ai pastiglioni prescritti da un eccellente specialista dell’AZIENDA SANITARIA DI NOVARA, il caro MORETTI, il caro buon ROBERTO MORETTI, che ad oggi non ho capito come potesse anche solo pensare che drogarmi a quei livelli potesse essere d’aiuto.

Quando avrò tempo richiederò la sua rimozione come medico, non è un medico quel criminale, è un criminale. Io andavo a raccontargli i fatti miei, che ero preoccupata per i sociali, che avevo conflitti con i miei e quello mi dava dosi pesanti di droga. E io lo guardavo e gli dicevo: le sa che non mi risolve il problema così, vero? Lei lo sa, vero? Si, lo so. E allora…. Mi aiuti…

Sono andata da lui tornato fresco dalle ferie dopo il rapimento di mio figlio, gli ho detto, registrando e davanti a una invisibile corte di giustizia che ho messo davanti a lui: ora lei mi aiuta. Mi dica qual è la causa del mio dolore? Curi il mio dolore ora, non siamo soli qui e prima o poi verrà fuori, esco da qui e faccio denuncia, voglio che lei curi il mio dolore, con le sue parole hanno rapito mio figlio, ora scrive delle parole che mi aiutano.
Mi ha scritto i farmaci….
E quando non ho accettato e ho cominciato a rifiutarli….

Mi hanno rapita, rinchiusa in psichiatria il giorno 30 agosto 2017, mentre chiedevo all’amministrazione asl di cambiare il medico perché il tribunale imputava me di non essere collaborativa e io da MORETTI dopo che aveva lavorato per farmi rapire il figlio non ci andavo di certo ancora. Ma era agosto, le pubbliche amministrazioni hanno troppa burocrazia e faceva caldo…. Hanno direttamente chiamato una psichiatra di guardia, quando serve a loro c’è sempre qualcuno di guardia, quando ho bisogno io non c’è mai nessuno di guardia a nulla.
Scende CAVIGIOLI GIUSEPPINA, una che dice di avere figli a cui piacciono i cosmetici e i vestiti, che mi invita a parlare del problema nel suo studio.
Come un’allocca ci vado. Le dico che sento mio bambino piangere e chiamarmi.
La pazza perfetta in questo mondo criminale, perché forse era solo il mio cuore spezzato…
le dico dei problemi con MORETTI che mi stava distruggendo di farmaci. Mi dice attenda un attimo, rientra. Mi alzo e le dico: lei ha chiamato la polizia, non mi prenda in giro.
No, no signora si sieda, mi dica.
Poi con un viso da agenzia viaggi mi propone un soggiorno di riposo in psichiatria. Le dico… ho da fare… non ho tempo da perdere, le sto dicendo che non so dov’è mio figlio da un mese e mezzo e sto morendo.
Quando cerco di uscire mi trovo spalle al muro con polizia municipale a ambulanza.
Chiamo degli amici che hanno avuto problemi con la criminalità organizzata, mi dicono vai volontaria non farti toccare, vai tu. Almeno vai in accertamento sanitario per tre giorni e non fanno partire tso. Hai DIRITTO AD ASSISTENZA LEGALE. Chiedo a loro, che mi stanno sequestrando l’assistenza legale, mi dicono che non la forniscono.
La dottoressa IMPERATORI FREDRICA che mi riceve in pronto soccorso con la collega praticante maledice la CAVIGLIOLI perché non si può portare qui questo come tso. Io in tutto questo ho mantenuto la maggior calma possibile, perciò a loro del pronto soccorso sembravo a posto. Mi dice domani mattina ti dimetto. Senza pigiama senza spazzolino senza NULLA mi sequestrano in psichiatria. Cerco i miei genitori, che acconsentono al trattamento obbligatorio, per un cambio e qualcosa per lavarmi. Credo di essere in accertamento sanitario.
La mattina la dottoressa IMPERATORI si presenta dicendo che ha parlato con un giudice, che ho un giudice tutelare e TSO prosegue. Per giorni sono stata minacciata con siringhe al collo se non bevevo farmaci a cominciare la mattina a digiuno, costretta ad accettare un’iniezione perché senza iniezione non uscivo da lì. Chiaro e tondo.

Ho accettato per uscire e urlato come un animale mentre mi avvelenavano e una solerte infermiera mi diceva di stare tranquilla che loro lo fanno tutti i giorni e non succede niente.

Forse non sapeva cosa stava facendo la solerte infermiera.

Mi volevano obbligare a queste iniezioni una volta al mese, una roba che si deposita nel corpo e resta in circolo molto più di un mese. Ma loro a 30 giorni… ne mettono ancora. Cosi mica che ne resta poco dentro. DEPOT. Perché sapevano che non volevo più prendere per bocca.

Torno a casa distrutta e comincia l’effetto dell’iniezione.
Un innocente errore medico?
Di cui non risponde mai nessuno?
O un tentato omicidio?
Visto che ho chiamato per dire cosa succedeva e non mi aiutavano.

Mi hanno iniettato inseme farmaci in contrapposizione tra loro, e dovevo farlo una volta al mese…
ho cominciato a sentirmi malissimo, non riuscivo più a camminare tremavo il petto in fiamme ero dilaniata.

Ho chiamato uno psichiatra privato che avevo contattato dopo il rapimento per avere una diagnosi,
appena dopo il rapimento guarda la diagnosi e mi dice: primo quello che le hanno diagnosticato non è una malattia. Non è una patologia. Secondo non si cura con i farmaci. Ma lei è assuefatta da anni, quindi sarà dura toglierli.
Il giorno del rapimento ho tolto il pastiglione, quello che mi stendeva tipo larva. La droga iniziata col medico di famiglia… la sto togliendo con fatica, non dormo senza.
E come potrei dormire tranquilla?
Mi sveglio continuamente: matias. Matias. Matias.
Ma la sto togliendo, sto riuscendo anche in questo, anche se matias mi manca troppo.

Dopo il TSO chiamo questo psichiatra privato per dire a lui cosa mi stava succedendo e tramite un medico del paese mi fa scrivere un farmaco per il parkinson. Dice chè è parkinson indotto da reazione avversa da farmaco, inevitabile visto quello che mi avevano iniettato. Aveva intaccato il nervoso centrale. E un qualunque medico lo sa….

Il privato pagato, chiama MORETTI, non mi cambiavano medico, rimaneva lui, MORETTI, anche se l’avevo rigettato e anche se lui diceva che non c’era margine di prosecuzione con la terapia perché non volevo più farmaci. Gli parla da medico… gli chiede come sia pensabile fare una iniezione del genere… e proporla una volta al mese…. Lo informa che mi sta dando un farmaco per curarmi dall’iniezione, farmaci su farmaci, non ci vedevo più in quei giorni tra le altre cose, gli dice che va sospeso, lo sa lei? MORETTI acconsente, per cui almeno non devo più scappare da casa in quelle condizioni perché mi vengono a prelevare una volta al mese per uccidermi.

Torno al racconto del 21 luglio 2017 sequestrata in caserma con mio figlio devastato. Ad un certo punto la gentile e solerte assistente sociale che tanto ama mio figlio e tanto si spende giorno e notte per lui (dov’era quando piangeva, quando serviva lavarlo e cambiarlo, cullarlo, tenerlo in braccio, correre dal pediatra che ha la febbre, calmargli il mal di pancia, inventarsi di giocare e di dipingere il mondo, crescerlo, in sostanza, lo sa solo lei, io l’ho vista una volta in vita mia e quel giorno per la seconda volta e una terza dopo il rapimento) dice di far uscire il bambino stremato con il nonno: subito, fatelo uscire subito, grazie.
Appena fuori caricano mio figlio e mio padre su un’auto e se ne vanno.
I rimanenti mi guardano e mi dicono: ora o firma e la portiamo dove stiamo portando suo figlio o la porta per lei è aperta e se ne va a casa.

Ho firmato, come legale rappresentante, l’unica cosa che ai tempi sapevo, acquisire la personalità giuridica tolta con truffa alla nascita dai mercenari schiavisti e rimettermi almeno in facoltà di giudizio per me stessa e la mia vita e famiglia. Amministrare io le loro finzioni giuridiche.
Perché in tutto questo gli cito la legge, 881/77, diritti dell’infanzia e le mie certificazioni che io e mio figlio non siamo proprietà né merce della loro azienda, mi dicono che non sanno cosa sia.
Faccio promettere al maresciallo BARTOLUCCI che dopo avermi deportata mi prende le denunce.
Promette. Mi scarica e se ne va con compagnia.

Ritrovo mio figlio, e le assistenti sociali con le educatrici mi spiegano le norme della prigione, un posto orrendo.
Denuncio tutti davanti a dio.
Mi guardano stralunate.

Cerco di far magiare qualcosa a mio figlio, arrivano una educatrice all’ora di pranzo più che passata noi a digiuno dalla sera prima e mezzi in pigiama, senza neanche un cambio, sudati e stravolti, con delle merendine dolci confezionate. Le rispondo che il bambino ha bisogno di alimentarsi non di cioccolato a digiuno, cerco della frutta, mangiamo solo quella.

Matias disperato.
il suo pianto quel giorno…
cerco di non pensarci, cerco solo di non pensarci, perché mi fa male all’anima quello che ho sentito, fuori e dentro di me.
Il suo pianto…. Se torno a quel sentire piango in automatico, vivo cercando di non ricordarlo.

Ad un certo punto mio figlio mi si rivolta contro, dice che è tutta colpa mia che lui mi aveva detto di non andare a prendere la carta!

Non riesco più ad avvicinarlo, manda via anche me.

Cerco un educatore che mi aiuti, nella struttura era rimasto solo un ragazzetto di nome Davide che mi dice che non può star dietro a noi che ha tutta la struttura.
Gli dico che matias sta male, come non c’è nessuno?

Cerco di calmare mio figlio, lo calmo.
richiamo i carabinieri.
Arrivano i carabinieri di BIANDRATE, MARESCIALLO GRAZIANO MARIANO e un altro che il maresciallo gli dice di non identificarsi.

Gli chiedo di esporre denuncia, mi risponde che sono fuori orario di ufficio…
mi informa che sono lì per essere “valutata”, di comportarmi come mi ordinano, in sostanza e per farla breve.
Mi appello nuovamente alla legge, non la conosce. Mi prende in giro perché registro.
Invoco habeas corpus cade dalle nuvole. Gli spiego cos’è. Mi dice che non sono io in sequestro ma mio figlio. Dico a mati di invocare habeas corpus. Al termine della sua invocazione il maresciallo prende il telefono e dice che sto disturbando, che mi fa portare via il bambino, non ho superato il test in quel posto e non posso più stare.

Lo comincio a pregare…. Dio quando ho cominciato a pregarlo… ho perso tutta la dignità.
l’ho pregato che mati già non ha il papà e soffre per questo, che non gli portino via la mamma, l’ho pregato come un verme, ho strisciato anche se sono rimasta in piedi.
Mi vergogno ma non mi vergogno a dirlo perché l’ho fatto. Lui se n’è andato. Ho preparato cena a mio bimbo e rifiutato scarti di cadaveri animali che ci sono stati offerti per cena, intanto arrivava gente fuori.

In breve… il MARIANO ha chiamato credo i sociali, o direttamente la procura, non so chi ha chiamato. Comunque sono arrivati sociali, stavolta BERUTTI CRISTINA, mai vista prima, con MELONI ANTONIA.
Poi ambulanza, dicono che devo andare in ospedale. Rifiuto che non lascio mio figlio.
Chiedo un medico. Che mi dica perché devo andare in pronto soccorso. Il medico arriva e comincia a fare spola tra me e sociali. Mi dice che capisce che devo salire sull’ambulanza per una visita. Gli rispondo che ci vado di giorno, almeno domani, erano già le undici di sera credo. Mati vuole andare a dormire e non ci lasciano andare in camera. La MELONI dice al medico a voce alta: si però a lei non lo diciamo. Le chiedo cosa? Cosa non mi dite a me? Loro sono fuori io sono rinchiusa dentro col bambino. Carabinieri e assistenti ambulanza dappertutto.
Richiamo mio padre, di venire per nipote che sono obbligata a salire su un’ambulanza.
Mio padre arriva, non mi lasciano neanche prendere le mie cose, ero scalza, mi buttano scarpe e carta d’identità rubata dalla borsa. Fanno sparire i miei documenti di autodeterminazione in cui rifiuto di essere merce con mio figlio di loro proprietà.

Prima di salire davanti a tutti, una quindicina tra educatori, sociali, carabinieri chiedo: devo farmi rilasciare documento scritto che mio figlio sta qui con il nonno fino a che rientro? Il medico mi dice che non serve; testimonia lui.
Mi fido. È un medico…

In ambulanza mi dicono si stare tranquilla alla visita, che torno a casa a Vespolate se mi mostro tranquilla.
Gli chiedo come faccio a tornare, mi dice: ci chiami e la riportiamo.

Attendo in pronto soccorso e il medico testimone sparisce.
Mentre attendo mi chiama mio figlio col cellulare che gli avevo lasciato e mi dice: mamma dove sei? Mi stanno portando via dal nonno. Vado in panico. Come? Dove? Chi? Il nonno e BERUTTI CRISTINA. Mi dice di non agitarmi. Otto anni di vita. E mia guida fin dalla pancia.

Gli sequestrano subito il telefono.
Arriva il medico mi fa parlare. Grazie a Dio un medico con un briciolo di coscienza, un briciolo.
Scopro dalla dimissione che volevano farmi un TSO, anzi scopro l’esistenza del trattamento sanitario obbligatorio, non sapevo nemmeno che mi avevano portata lì per questo e che esiste questa pratica disumana, cado dal pero molte volte.
Mi chiede se voglio stare a dormire, gli chiedo se è un hotel o un ospedale, visto che mi ha dimesso.

l’ambulanza mi dice che non fanno servizio per riportare indietro.

Alle tre di notte sono in strada a Novara.
Chiamo un amico che fa turni di notte, mi manda a casa sua, sua moglie mi attende. I bimbi dormono, gli amici che mati avrebbe dovuto incontrare quel pomeriggio al parco.
Richiamiamo i carabinieri la polizia, non viene nessuno, ci dicono si e non arriva nessuno.
Alle cinque arriva il marito e mi riporta all’auto lasciata di fronte alla caserma dei carabinieri di Vespolate.

Prendo auto vado a casa, mi cambio e riesco.

Mio padre che aveva accompagnato i rapitori, senza bisogno di essere intimidito tanto lui è favorevole a tutto questo, non risponde più.

Mi dirigo in polizia ma mi messaggia e mi da appuntamento.
Lui e mia mamma erano già li e avevano accordi con le forze armate.

Mi da le cose lasciate nella prigione per accompagnati dalle mamme, dove io non ho superato il test, e manca la mia documentazione. Chiamo CASALBELTRAME, CASA CAV. A. BERGAMASCHI dove rapiscono in compagnia di mamma se mamma fa la brava e soggiace, mi dicono che le hanno prese loro.

Dopo due giorni le restituiscono a mio papà.

Scopro dov’è mio figlio il 17 agosto 2017, giorno in cui riesco a sentirlo per la prima volta dopo che ho passato il tempo in procure, caserme, uffici di ogni sorta a denunciare e dopo aver lasciato il primo avvocato. Lascio il secondo avvocato il giorno del TSO quando non mi difende, si defila, AVVOCATO MONDELLO FABIO e mi dice che io mi sto mettendo contro poteri forti, che è da pazza…. Dopo che mi dice che non riesce a convincere i sociali a far portare mio figlio dal dentista in nessun modo…. mi è inutile.
Riesco a ottenere una telefonata da numero privato dopo aver girato la procura di torino, di ivrea e diverse caserme, mi impunto a Novara, solita polizia giudiziaria che ti fa parlare e ti blocca ogni accesso, il polizia giudiziaria del giorno era però anche guardia di finanza, chiama MARIANO, sociali, si beffano di me. Alla fine però dopo aver parlato con tutti i suoi colleghi mi ascolta.
Forse perché finanziere capisce qualcosa di quel che dico.
Mi fa attendere e mi fa parlare con il procuratore generale di NOVARA, MINECCIA MARILINDA.
Perché nel frattempo il TRIBUNALE MINORENNI DI TORINO ha modificato il suo provvedimento dell’11 luglio 2017, che recita: se la madre si allontana prolungatamente e ingiustificatamente dal figlio e lo abbandona.
Denuncio che non solo le leggi ma manco i provvedimenti loro, io sono stata sequestrata e ingannata ancora.
Anzi quella mattina dopo che recupero l’auto vado in croce rossa a chiedere del medico che giura testimonianza.
c’era. Ma quando hanno capito chi ero non c’era più. La firma è illegibile, dichiara che mio figlio viene lasciato al nonno. Lui, il testimone che mi dice non si preoccupi testimonio io.
Non sono mai riuscita ad identificarlo.
Comunque il 4 agosto TRIBUNALE MINORENNI DI TORINO avvalla il sequestro, come se mi fossi allontanata io.

Il procuratore MINECCIA sembrava una brava donna, mi dice di mangiare, di dormire, il militare se cerco di parlare mi fa segno di stare zitta, che parla il procuratore, MINECCIA mi fa discorsi sull’umanità, siamo tutti umani, anche chi non ci sta simpatico, a volte si sbaglia tra umani. Cerco di dirle che appunto che siamo umani cosa state facendo ma il militare mi richiama all’ordine… alla fine MINECCIA chiama un suo collega, Luigi. Gli dice che ha la mamma davanti che il provvedimento dice che posso vedere mio figlio, insomma… di farmelo vedere. MASTRONIANI LUIGI, procura minorenni di Torino.

Le faccio presente che il provvedimento di cui parla è la violazione del primo provvedimento e molto altro, mi dice: oramai c’è questo.
Vado via credendo di aver fatto una breccia nel muro di gomma e con fiducia in Marilinda.

SPARITA nel nulla.

Dice che si occuperà di trasmette tutto a Milano perché loro non possono per competenza territoriale.

I miei fascicoli giacciono in indagine da due anni a Novara e Vercelli.

Da Milano, mai andata, arriva una comunicazione incomprensibile, scritta in apparente italiano ma completamente priva di senso, qualche mese fa, antiterrorismo di Milano. BASILONE PIERO. Non si capisce, ma da come è scritta sembrerebbe: io che sono andata lì (quando? Mai) a richiedere l’archiviazione se voglio oppormi alla mia richiesta di archiviazione ho tot giorni. Credo. Se qualcuno vuole leggerla magari ci aiuta a comprendere cosa c’è scritto…
comunque rigetto. E oppongo. E ridenuncio tutto anche a Milano.

TRIBUNALE MNORENNI DI TORINO mi fa avere il regalo di natale 2018 dopo le feste: terzo provvedimento, siccome non vado dallo psichiatra e loro volgono tanto bene a mio figlio, che sta male dove sta e vuole la madre, scritto di pugno loro, lo rivendono ad altri.

Ho un contratto valido in UCC e uno in CIVIL LAW in mano, valido per loro. Contratti di restituzione del figlio e risarcimento danni da loro accettati.

Nel frattempo, da novembre 2017 metto residenza regolare come vogliono loro, cerco di farli contenti, e subentrano altri sociali, VESPOLATE, CHERSAN CRISTINA, BERTONE VALENTINA, PREMOLI ENRICA.

CHERSAN dichiara che vedo mio figlio due ore al mese perché a lei va bene così, che è una professionista di non insegnarle il suo lavoro. Alle mie richieste di dentista dice che bambino è curato. Poi in una mail priva di soggetto mi comunica: sospeso telefonate.
Poi mi fa andare da lei il giorno delle due ore al mese che vedo mio figlio, 20 giugno 2019, e mi toglie la visita di quel giorno. Vado con due osservatori volontari per i diritti umani A/RES/53/144 non li fanno entrare perché non vogliono parlare con sconosciuti.
Io invece devo stare li con loro sconosciute invece che con mio figlio, e pure da sola.
Chiamano anche i carabinieri.

Mentre mi comunicano che mi sospendono anche le visite con mio figlio arrivano i carabinieri e gli osservatori vengono aggrediti dallo stesso MARIANO e un gorilla che registra tutto, MARIANO dice di difendere i diritti del bambino. Gli osservatori restano tranquilli e tengono i militari tranquilli.

Esco dallo stanzino e… lo riconosco. È lui, è lui che quando Matias ha invocato habeas corpus ha fatto partire la telefonata che l’ha fatto sparire.

Sono andata dallo psichiatra privato che dice e scrive che sto abbastanza bene di salute ma che mi manca mio figlio e questo mi fa sentire male.

Sono andata in Tribunale il 21 giugno 2019 a chiedere se anche questo terzo provvedimento sarà violato, visto che mi hanno tolto telefonate e visite. Rideposito tutte le mie denunce e affidavit e disposizione di ricongiungimento familiare di QaM. Salgo a cercare chi di competenza. Il giudice non si fa trovare. Denuncio verbalmente al segretario, Giuseppe, non ci vuole dire il cognome, stanza 54, corso Unione Sovietica 325, Torino, che ci da il suo numero di telefono interno per vedere se il giudice mi vuole ricevere. Gli dico che sono due anni che subisco violazioni insieme a mio figlio e che ho fatto tutto quello che mi hanno chiesto, carabinieri, servizi sociali e tutti i loro giri, e che mio figlio è ulteriormente sparito da visite e telefonate. Chiama lunedì 24 giugno 2019 l’ispettore diritti umani, gli dicono di fare richiesta scritta. Faccio richiesta scritta, richiamiamo: il giudice BUFARDECI GUIDO non vuole parlare con me. L’ultima volta che ho visto mio figlio ho saputo che a inizio mese, sembra il 2 luglio da quel che ne sa lui, lo spostano altrove.
a seguire i nominativi di altri coinvolti

29/06/2019
In fede: Elena Eugenia Rossignoli Pavesi